A nord-ovest di Apricena s'erge il Monastero di San Giovanni In Piano.
Nella platea autentica settecentesca, che elenca i beni dei Celestini di San Severo si legge: "Verso l'anno del signore 1050 Petronio Conte di Lesina per sua special devozione fondò dentro i suoi Feodi, e propriamente nel luogo detto Piano un celebre monastero dell'ordine del Patriarca S. Benedetto, e perché la chiesa fu dedicata al glorioso Precorsore S. Giovanni Battista, chiamassi in avvenire il monastero di S, Giovanni in piano. Nell'anno 1077 si portò con tutta la sua corte il medesimo conte Petronio nel monastero ad assistere alla solenne dedicazione del tempio; ed ivi con tutte le solite solennità donò graziosamente molti Feodi, e territori, che si rese celebre nommeno per la Santità dé Religiosi, che per le ricchezze, e Signorie. La donazione fu fatta dal conte Petronio ad Aimardo Abate del monastero, quale poi fu confermata nel 1179 da Goffredo Conte di Lesina e nipote di Petronio, essendo allora Abate di S. Giovanni in piano Rinaldo" (tratto da: Vittorio Russi - I Francescani in Capitanata, 1982). Nel 1221, Federico II riconosceva al monastero di San Giovanni in Piano, Benedettino, il diritto a conservare i propri beni e feudi riservando alla curia imperiale il casale di Precina (Casale di Apricena). Il monastero rimase benedettino sino al ai primi anni del 1280 che videro l'insediamento del novello ordine dei Celestini, ordine nato da una riforma della regola monastica di San Benedetto. In questi anni si assistette ad una vera e propria rinascita del monastero. È attestata, in questi anni la presenza di Pietro, futuro papa Celestino V e San Pietro da Morrone. La Moscati afferma che è individuabile la rivitalizzazione del nostro monastero alla fine del 1283 allorquando fu abbandonato il convento di S. Maria in Faifoli per le angheria subite dai monaci da un signore di quel luogo tale Simone di Sant'Angelo. Oltre quaranta monaci si stabilirono nel nostro monastero, lo restaurarono, recuperarono i beni sottratti e si stabilirono definitivamente. Nel 1294 il monastero di San Giovanni in Piano conta nel solo territorio della Precina 7 grange, 2 presso Lesina, 2 presso Civitate (S. Paolo di Civitate), 2 presso Sannicandro Garganico, 1 presso Rodi Garganico, 1 in località Brancia oltre a due peschiere presso i laghi di Lesina e Varano. Il 20 ottobre 1294 papa Celestino V unisce il monastero di S. Spirito di Sulmona a quello di San Giovanni in Piano. Con questo atto si sancì la diretta dipendenza del nostro monastero dalla Santa Sede. San Giovanni ospitò, durante il tentativo di fuga dal papato, il futuro san Pietro da Morrone, poi catturato a Rodi Garganico, presumibilmente nella sua grancia. I Celestini rimasero nel territorio della Precina sino alla fine del XIV secolo quando si trasferirono nella più tranquilla San Severo. Si ritiene opportuno sfatare una leggenda che vuole che i Celestini abbiano abbandonato San Giovanni in Piano per via delle continue molestie subite dai frati ad opera degli abitanti della Precina. In realtà, narrano le cronache, che se molestie vi sono state dipesero esclusivamente da diatribe sorte tra il monastero e la diocesi di Santa Maria (Lucera). Difatti dopo la morte, in cattività a Fumone, di Celestino V si apri una vera e propria lotta tra le diocesi di Lucera e San Severo per rivendicare la giurisdizione sul monastero. A nulla servirono le proteste del 15 ottobre 1300 di fra Giovanni da Roccatone presso la sede Apostolica contro il vescovo di Lucera Aymardo che pretendeva di esercitarvi la visita, la correzione e gli uffici episcopali. Nel 1330 si registrò addirittura un duplice omicidio. Due monaci del nostro monastero, frater Gentilis e frater Guillelmus furono barbaramente uccisi da Nicola, nipote del Vescovo di Lucera in contrada San Sabino (nelle vicinanze di San Giovanni in Piano). Questo stato conflittuale si protrasse sino alla fine del XIV secolo, sino a quando i frati decisero si abbandonare San Giovanni in Piano per trasferirsi nella città, all'epoca regia, di San Severo.
Il priore di San Giovanni in Piano, dal trasferimento in San Severo, assunse anche il titolo di priore della SS Trinità di San Severo. Attualmente San Giovanni in Piano che tanto lustro diede alla Precina è in completo abbandono e il monastero della SS Trinità è divenuto sede del municipio di San Severo.
Madonna della Rocca
Seguendo l'antica strada una volta lastricata che collegava Apricena con Sannicandro Garganico, a circa cinque chilometri vi è una diramazione che porta a quello che ormai resta del sito di Madonna della Rocca, in località omonima. La Chiesa fu probabilmente edificata tra il VIII e il IX sec. ad opera dei monaci benedettini di San Vincenzo al Volturno, poco dopo il loro insediamento nelle contrade di Apricena. Il manufatto realizzato dai monaci, consisteva essenzialmente in una cella con aggregate delle piccole costruzioni per il ricovero dei monaci stessi demandati al controllo dei pascoli circostanti.Nell'XI sec., la Chiesa con i suoi tenimenti passa al conte di Lesina con l'arrivo dei Normanni, e successivamente ai cavalieri Teutonici, i quali costruiscono un hospitale e dedicano la chiesa al culto Mariano. Essi ristrutturano la chiesa addirittura sopraelevandola e realizzano nei suoi pressi case, pozzi, piscine e peschiere, muri di cinta e la magnifica focagna visibile in parte ancora oggi.
Oggi la Chiesa è in completo abbandono, dimenticata e degradata